La formazione professionale continua non è più un’opzione, ma una delle leve strategiche che consentono ad imprese e lavoratori di restare competitivi nei rispettivi mercati. Il 2025 ha confermato questa tendenza e ha portato alla luce nuove dinamiche che richiedono un ripensamento dell’offerta formativa e dei metodi di erogazione.
In questo contesto, è fondamentale capire cosa è cambiato nella formazione nel 2025 e cosa sta cambiando ora, per arrivare preparati al 2026 con percorsi formativi più efficaci, modulari e digitali.
Digitalizzazione e competenze emergenti: la formazione su misura come trend dominante
Il contesto globale conferma la centralità della digitalizzazione e della personalizzazione dei percorsi formativi. Il mercato della formazione professionale ha un valore stimato di circa 320 miliardi di dollari nel 2025, con una crescita prevista del 7 % all’anno fino al 2030.
Tra i principali trend della formazione 2025 si evidenziano:
-
l’aumento dell’apprendimento personalizzato;
-
la crescente domanda di competenze digitali, in intelligenza artificiale (AI) e cybersecurity;
-
la diffusione di modelli di microlearning e corsi brevi, mirati e aggiornabili.
Le aziende cercano, in particolare, soluzioni che non solo trasferiscano conoscenze tecniche, ma che aiutino i dipendenti a comprendere come integrare l’intelligenza artificiale nel proprio lavoro quotidiano. Tale trend apre nuove prospettive: nel prossimo futuro, se non già da ora, sarà necessario costruire moduli formativi mirati, brevi e facilmente aggiornabili, capaci di adattarsi rapidamente all’evoluzione delle tecnologie e del linguaggio digitale.
Partecipazione e investimenti: segnali di crescita, ma divari persistenti
In Italia, il tasso di partecipazione alla formazione dei lavoratori tra i 25 e i 64 anni è salito all’11,6 % nel 2023, secondo l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche. Tuttavia, persistono disuguaglianze significative.
Solo il 5 % dei lavoratori con basse qualifiche ha partecipato a percorsi formativi, contro circa il 22 % di quelli ad alta qualificazione. Le imprese coinvolte nei piani formativi dei fondi interprofessionali sono state circa 96.000, con quasi 2 milioni di lavoratori partecipanti.
Nonostante questi segnali di crescita, il ritardo nell’adozione delle competenze digitali rimane evidente. Un’indagine di Confprofessioni ha certificato che solamente il 17,9 % delle imprese italiane ha attivato formazione in ambito ICT, una quota inferiore alla media europea.
Le disuguaglianze sono anche:
-
territoriali (in particolare nel Sud Italia);
-
di genere;
-
di dimensione aziendale (microimprese e PMI risultano spesso svantaggiate).
Il gap digitale delle imprese italiane resta elevato: nel 2024, ad esempio, solo l’8 % delle imprese nazionali utilizzava l’intelligenza artificiale. Questo dato rende ancora più urgente investire in percorsi di upskilling e reskilling digitale, anche attraverso formazione finanziata.
Il ruolo crescente delle imprese e delle academy aziendali
Negli ultimi anni, sempre più aziende si sono trasformate da semplici fruitrici a erogatrici di formazione. Il 72% dei lavoratori considera la formazione un elemento determinante nella scelta dell’azienda in cui lavorare, una vera e propria condizione per “esserci”, e le imprese si stanno adattando a questa domanda.
In Italia, ad esempio, nel biennio 2022-2023 il 69 % delle aziende con almeno dieci dipendenti ha investito in attività formative interne.
Le academy aziendali, strutture create all’interno delle imprese per gestire la formazione dei propri dipendenti e collaboratori, si stanno affermando come strumenti efficaci per:
-
sviluppare competenze interne strategiche;
-
accelerare l’onboarding;
-
sostenere piani di crescita e talent development;
-
rafforzare l’employer branding.
Per il 2026, i centri di formazione dovranno rafforzare la loro offerta attraverso partnership con le aziende e soluzioni integrate, sfruttando la formazione come leva strategica per attrarre nuovi talenti e trattenere i propri.
Offrire servizi completi, dalla progettazione dei percorsi alla produzione dei contenuti, partecipando attivamente a reti e partnership, può rappresentare un importante elemento di differenziazione competitiva.
In sostanza, la formazione da sola non basta. È necessaria una strategia integrata che unisca:
-
formazione continua;
-
sviluppo delle competenze;
-
cultura d’impresa;
-
infrastrutture digitali.
Le opportunità di finanziamento, come i fondi interprofessionali e i fondi per nuove competenze, restano driver importanti per sviluppare tutte queste attività e renderle sostenibili nel medio-lungo periodo.
Il 2026 di Interattiva: formazione modulare, personalizzata e in microlearning
In questo scenario, Interattiva Editore, basandosi sui principi della modularità, sta anticipando le esigenze del mercato con un’evoluzione graduale ma significativa del proprio catalogo corsi verso la valorizzazione del microlearning. L’obiettivo è garantire:
