Transizione digitale

La tecnologia sta entrando in maniera sempre più pervasiva nel quotidiano per questo le competenze digitali sono al primo posto tra le skills fondamentali perchè necessarie per comunicare, vivere e lavorare.

Unitamente a questo dato di fatto, aumentano anche le sfide da affrontare, sia a livello Paese che a livello del singolo per rimanere competitivi sul piano internazionale e nel mondo del lavoro.

Durante la pandemia il processo di digitalizzazione è stato 25 volte più veloce rispetto agli standard precedenti, parallelamente, si è anche toccato il massimo livello di disoccupazione (7,2) e l’80% dei lavoratori deve tutt’ora fare i conti con la precarietà del proprio posto di lavoro che risulta a rischio proporzionalmente al livello di studio e abilità digitali.

I più esposti a questo rischio sono i lavoratori con un basso livello di istruzione e ciò fa aumentare disuguaglianze già esistenti in quanto la digitalizzazione diventa una componente estremamente cruciale per la ripresa economica: questi gli effetti della pandemia.

Operazione Reskilling 2030

7 aziende su 10 dichiarano di avere difficoltà nell’individuare risorse che abbiano competenze digitali adeguate, tra queste, la capacità di lavorare e collaborare da remoto.

Per meglio comprendere la situazione dell’Italia, in ambito digitale, rispetto ad altri paesi dell’unione europea, occorre utilizzare un indicatore sintetico della Commissione Europea che, dal 2014, monitora i progressi degli stati membri in tema di digitalizzazione in modo tale da facilitarne la comparazione; stiamo parlando del Digital Economic Society Index (DESI). Con questo sistema vengono presi in esame diversi aspetti della digitalizzazione oltre alle skill dei cittadini relativamente a:

  • Utilizzo dei servizi internet
  • Capitale umano
  • Connettività
  • Integrazione della tecnologia digitale
  • Servizi pubblici digitali

In tutti i settori si possono notare trend in ascesa, con delle differenze tra i paesi europei, come sottolinea il grafico sottostante:

Tra il 2015 e 2020, l’aumento dei fattori presi in esame nel report DESI è stato del 36%. Il paese con una maggiore crescita è rappresentato dall’Ungheria (49%); segue poi l’Italia con il 45% e l’Irlanda al 44%. Sebbene, da un lato, il trend sia positivo dall’altro evidenzia quanto la crescita coinvolga paesi in cui il grado di digitalizzazione risulta più basso.

Relativamente all’indicatore sulla Connettività, Danimarca, Svezia e Lussemburgo registrano il valore più alto. L’Italia ha recuperato ben otto posizioni rispetto al 2018 pur rimanendo bassa nella classifica, posizionandosi a 18° posto.

Per quanto riguarda il fattore Capitale Umano, Finlandia, Svezia e Lussemburgo si attestano ai primi posti, mentre l’Italia rimane alle ultime posizioni. Il gender gap è invece comune in tutti i Paesi che hanno fatto parte dell’indagine, portando alla luce un dato su cui vale la pena riflettere: solo uno specialista ICT su sei è donna.

E ancora, se valutassimo la partecipazione delle donne alla “Digital Economy” partendo dall’analisi di alcuni valori quali: utilizzo di internet, competenze digitali, competenze specialistiche e occupazione, noteremmo che il nostro paese si attesta alla 22esima posizione, evidenziando un gap sensibile rispetto agli uomini e alla media europea in fatto di competenze digitali e specialistiche. Appena il 38% e il 19% delle donne italiane hanno competenze digitali, rispettivamente di base e avanzate; a confronto con medie UE rispettivamente di 54% e 29% e percentuali tra gli uomini di circa 7 p.p. maggiori. (DESI, 2021).

La strada per colmare questo scarto culturale è ancora piuttosto tortuosa e richiede senza dubbio l’intervento dei rispettivi governi, anche se la pandemia ha accelerato il processo di conversione digitale per molte attività economiche, c’è ancora molto da fare.

In tal senso, con l’introduzione del Piano di Ripresa e Resilienza, l’Italia sta procedendo sulla strada giusta; l’obiettivo del Piano è quello di rispondere alla crisi con strategie economiche che agevolino una ripresa rapida, solida e inclusiva e che migliori la crescita potenziale, contribuendo a migliorare la produttività, la competitività e la stabilità macroeconomica, verso il superamento dei divari di genere e territoriali.

Confimea Imprese e il Piano programmatico per il Governo

Confimea Imprese è una Confederazione Italiana di Associazioni datoriali raggruppati in Federazioni operanti nei settori del terziario, delle libere professioni e del lavoro autonomo; lavora con le imprese al fine di perseguire fondamentali obiettivi in materia di innovazione, rappresentatività, tutela nel mondo sindacale datoriale e nella internazionalizzazione.

Interattiva Editore da anni collabora con Confimea Imprese, fornendo il proprio contributo sul piano della formazione e aggiornamento delle risorse in azienda, attraverso un organo confederale; la Federazione Formazione.

In occasione dell’evento Stati Generali che si è svolto a Gubbio, lo scorso 27- 28 ottobre si è a lungo parlato di PNRR e transizione ecologica, di made in Italy e digitalizzazione, oltre che di problemi atavici che affliggono le PMI italiane come burocrazia, Fisco, costo del lavoro e difficoltà a costruire corridoi internazionali.

Il Presidente nazionale di Confimea, Roberto Nardella ha dichiarato: “Siamo una realtà giovane che vuole candidarsi a rappresentare le forze produttive del Paese e favorire progetti e investimenti a lungo termine. L’Italia è il Paese che cresce meno in Europa, per via dello squilibrio tra Stato e Mercato, tra sistema pubblico e mondo imprenditoriale. Le nostre imprese chiedono l’avvio di un processo serio di spending review, con meno tasse, meno spese, meno privilegi, meno burocrazia e un mercato del lavoro più elastico: questo va fatto in fretta e senza indugi, presentando una proposta concreta al Governo”

Inoltre, tra gli obiettivi c’è quello di intervenire anche al Sud, attraverso un adeguamento dei contratti che risolva la disoccupazione e attiri gli investimenti. Il Piano prevede 82 miliardi al Mezzogiorno e un investimento significativo sui giovani e le donne.

Vi è urgenza di intervenire alla riprogettazione per dare avvio al cambiamento in maniera organica, avendo chiari i settori e le modalità di intervento. Ogni territorio è fondamentale per portare a compimento un progetto tanto ambizioso. Occorre avere chiari, tempi e modalità di impiego delle risorse. Il nostro Paese ha desiderio di mettersi a lavoro, ma occorre che il pubblico e il privato collaborino per dare piena applicazione al Piano e traghettare il nostro paese verso il futuro.

 

 

 

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