Sostenibilità del lavoro agile o distribuito

Dagli ultimi dati forniti dall’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano sono giunti a quota 6.58 milioni i cosiddetti lavoratori agili; un numero che si è decuplicato in poco tempo se consideriamo i 570 mila precedenti registrati in poco meno di un anno.

Si prevede che nel New Normal, 5,38 milioni di lavoratori continueranno – in parte – il proprio lavoro da remoto. Dopo averlo sperimentato in modo forzato durante l’emergenza, infatti, solo il 6% delle imprese dichiara di voler tornare alle condizioni preesistenti senza smart working. Intenzione dichiarata che emerge dalla terza edizione della survey “Future of Work 2020” rivolta alle direzioni del personale delle grandi aziende italiane, realizzata da Osservatorio Imprese Lavoro Inaz e Business International.

Il 60% delle imprese considera lo smart working un’urgenza fondamentale su cui investire per quanto riguarda la gestione delle risorse umane e il 67% mette la digitalizzazione in cima alla lista delle priorità.

Parlare di incremento dello smart working in epoca Covid-19 è oramai scontato, per questo risulta utile spostare l’indagine sulle modalità e sulla qualità del lavoro da casa, indagando il concetto di sostenibilità.

Adottare strumenti collaborativi

Ogni lavoratore ha dovuto affrontare diverse sfide, proporzionalmente alle condizioni di partenza, cercando di pianificare al meglio il proprio lavoro da casa. L’analisi fatta denota che la produttività non è stata ostacolata, nonostante il riscontro di evidenti difficoltà a gestire relazioni a distanza e attività in un ambiente ibrido.

In risposta alle difficoltà di interazione, è aumentata in modo sensibile l’adozione quotidiana di strumenti collaborativi. Le proiezioni previste per il mese di ottobre hanno stimato che il 69% delle aziende statunitensi con oltre 100 dipendenti, avrebbe utilizzato strumenti di videocomunicazione e collaborazione digitali: il 15% in più rispetto al 2019 dove il 54% delle aziende approcciava questi strumenti solo in parte.

L’emergenza ha imposto nuove condizioni di lavoro, dando il via ad un’accelerazione sensibile verso importanti trasformazioni che investiranno, in modo permanente, il mondo aziendale, nonché il modo di intendere lo stesso posto di lavoro. Con tutta probabilità il futuro è da individuare nel modello ibrido, traducendosi in una maggiore flessibilità grazie al diffondersi del lavoro da remoto, relegando l’ufficio a luogo deputato a periodiche riunioni di aggiornamento sullo “stato dell’arte”. Alcune aziende stanno già sperimentando questo approccio, aderendo a programmi pilota per valutarne l’efficacia.

Cambiare il paradigma organizzativo

La pandemia ha generato un importante cambio di rotta imponendo l’adozione di nuovi schemi organizzativi meno rigidi, rendendo più  sostenibile il lavoro a distanza.

Gestire le risorse da remoto è una sfida, soprattutto se ciò deve essere fatto in tempi rapidi, costringendo a ricalibrare gli asset strategici interni per garantire sia il raggiungimento degli obiettivi dei dipendenti (Key Performance Indicator), che la soddisfazione individuale. Particolarmente esplicativi sono i dati emersi dalla ricerca condotta da IBM Insititute for Business Value e Oxford relativi al periodo aprile- luglio 2020.

Scalabilità e flessibilità, le chiavi delle nuove condizioni lavorative

Le continue fluttuazioni generate dalla pandemia hanno reso necessaria la capacità di gestire tempestivamente ed in modo organizzato i cambiamenti. Anche i dirigenti sono chiamati a supportare i dipendenti in questi continui riassetti, gestendo strategicamente la relazione tra necessità e costi.

Dall’indagine emerge che la maggioranza delle aziende sta modificano in modo definitivo la propria strategia organizzativa. Il 94% dei dirigenti prevede di adottare modelli di business platform-based entro il 2022.

Adottare un modello di business platform-based si intende un ecosistema aziendale che metta in comunicazione diversi attori, inteni ed esterni all’organizzazione stessa, con l’obiettivo di creare valore.

Tutto ciò richiederà di poter contare su infrastrutture IT scalabili e flessibili, portando ad un incremento di utilizzo della tecnologia cloud pari al 20% nei prossimi due anni, assecondano la tendenza, via via più diffusa, di migrare un numero sempre maggiore di attività, quali customer e marketing.

Intelligenza artificiale, automazione giocano e giocheranno un ruolo preponderante per agevolare i flussi di lavoro e risolvere efficacemente le criticità, tanto che molti Dirigenti ritengono l’adozione di queste tecnologie di prioritaria importanza. Lo studio infatti rivela che:

  • La tecnologia AI registrerà un incremento del 20%
  • Il 60% dei dirigenti intervistati ha incrementato i processi di automazione e nei prossimi 2 anni interesserà tutte le funzioni aziendali; gli italiani, in linea con lo scenario globale, prevedono di introdurre l’automazione nel settore degli acquisti, dei rischi e in risorse & sviluppo.
  • Il 76% dei dirigenti intervistati preannuncia di dare la priorità alla sicurezza informatica

Questo orientamento degli investimenti pone la necessità di garantire un’esperienza positiva che favorisca innovazione e produttività. Non solo, se fino a pochi anni fa, la sicurezza sul lavoro rappresentava una priorità solo per il 2% dei top manager italiani, sembra ora destinata ad una maggior attenzione, passando dal 18% al 53% nel 2022.

Quest’ultimo dato rivelerebbe una particolare attenzione verso le persone; è noto come la necessità dei dipendenti a lavorare al di fuori dei contesti abituali, talvolta, si sia scontrata con situazioni di stress ed incertezza. Ciò ha contribuito a modificare le aspettative dei dipendenti nei confronti dei datori di lavoro, visti come figure aventi un ruolo attivo nel contribuire al benessere fisico e mentale, oltre ad essere una risorsa importante nell’acquisire nuove competenze per lavorare in modo differente.

Secondo IBM è importante che i Dirigenti considerino una priorità il benessere dei lavoratori, instaurando un rapporto di fiducia ed empatia attraverso il quale incentivare la responsabilità personale e stimolare il lavoro di squadra.

Non solo, le organizzazioni dovrebbero adottare un modello di sviluppo delle competenze, promuovendo la cultura dell’apprendimento continuo affinando, al contempo, abilità comportamentali utili ad affrontare i nuovi assetti organizzativi.

Il periodo è sfidante e come tutte le sfide richiedono costanza, impegno e consapevolezza. L’adattamento programmato, unito una crescente attenzione al capitale umano porterà a risvolti sociali ed economici positivi per il nostro Paese.

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